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DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Insieme delle posizioni assunte dalla Chiesa cattolica in merito alla "questione sociale" sorta con lo sviluppo del proletariato industriale nella seconda metà dell'Ottocento come risposta alla sfida del socialismo e dell'individualismo capitalista, entrambi portatori di principi contrari alla morale cristiana. Con l'aggravarsi delle condizioni di vita nelle città e nelle campagne d'Europa, investite dagli effetti dell'industrializzazione e degli altri grandi mutamenti economici e demografici, molti esponenti del mondo cattolico cominciarono a promuovere una serie di iniziative nel campo educativo, mutualistico e assistenziale. Fu soltanto con l'enciclica Rerum novarum di Leone XIII del 1891 che queste attività vennero inserite in uno schema organico, in cui si definivano gli orientamenti programmatici della Chiesa in ambito sociale. Si ispiravano essenzialmente all'idea di una conciliazione tra capitale e lavoro che, fatto salvo il principio della proprietà privata, doveva realizzarsi mediante corporazioni tra operai e datori di lavoro. Da allora l'intera struttura ecclesiastica diffuse l'insegnamento pontificio, favorendo la realizzazione di attività e di forme associative, come quelle del cristianesimo sociale, giudicate in sintonia con il dettato dell'enciclica. Pio X (1903-1914) e Benedetto XV (1914-1922) non apportarono sostanziali modifiche al quadro normativo definito da Leone XIII: il primo ebbe un atteggiamento più intransigente nei confronti delle organizzazioni sociali cattoliche che riportò sotto il diretto controllo della Chiesa; il secondo fu più liberale e favorì, per esempio, lo sviluppo del sindacalismo "bianco". Anche l'enciclica Quadragesimo anno, pubblicata da Pio XI nel 1931, ribadì i contenuti della Rerum novarum, ma espresse una condanna del socialismo e del comunismo molto più accentuata rispetto alla flebile deplorazione dei difetti del capitalismo. Un orientamento più equilibrato e un fermo richiamo ai valori cristiani della solidarietà verso le categorie più deboli, senza particolari preclusioni per altre concezioni politiche o ideologiche, vennero invece dai pontificati di Giovanni XXIII (1958-1963) e di Paolo VI (1963-1978) e soprattutto dal concilio Vaticano II. L'enciclica Centesimus annus, pubblicata da Giovanni Paolo II nel 1991, aggiornò il magistero sociale cattolico, anche alla luce della nuova situazione creata dal crollo dei regimi comunisti.

F. Conti

I. Giordani, Le encicliche sociali dei papi, I, Da Pio IX a Pio XII (1864-1956); II, Da Giovanni XXIII a Paolo VI (1961-1969), Studium, Roma 1956-1959; M.D. Chenu, La dottrina sociale della Chiesa. Origini e sviluppo (1891-1971), Queriniana, Brescia 1977.
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